Le fibre artificiali vetrose (FAV) sono materiali isolanti costituiti da silicati amorfi (silice + ossidi vari) filati in fibre finissime. Le più comuni sono la lana di vetro (ottenuta da vetro riciclato e sabbia) e la lana di roccia (derivata dalla fusione di rocce basaltiche). Entrambe appartengono al gruppo delle lane minerali: sono non combustibili (Euroclasse A1) e garantiscono isolamento termico e acustico. Ad es. la lana di roccia resiste a temperature molto elevate (fino a 650°C) ed è ampiamente usata in edilizia navale e industriale, mentre la lana di vetro è più leggera e offre elevata efficienza isolante a parità di spessore.
Nonostante l’aspetto lanuginoso, lana di vetro e lana di roccia non contengono amianto. Dal punto di vista chimico, la prima è vetro amorfo con leganti sintetici, la seconda un mix di rocce fuse con aggiunta di leganti e oli per ridurre la polvere. Entrambe formano prodotti in pannelli o rotoli utilizzati per coibentare pareti, tetti, tubazioni, ecc. Negli edifici si trovano spesso nei sottotetti o nelle intercapedini; in ambito industriale servono per isolare caldaie, forni e condotte ad alta temperatura.
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Classificazione e rischi per la salute
La domanda “la lana di vetro è pericolosa?” (o “lana di roccia fa male?”) ricorre di frequente. I dati ufficiali rassicurano: secondo l’International Agency for Research on Cancer (IARC, 2002) lana di vetro, lana di roccia e lana di scoria non sono classificati come cancerogeni per l’uomo (IARC Gruppo 3). Questo perché le fibre delle lane minerali moderne sono altamente biosolubili nei liquidi polmonari e quindi vengono rapidamente dissolte/espulse dall’organismo, riducendo il loro potenziale dannoso. (Al contrario, le fibre ceramiche refrattarie – un altro tipo di FAV – rimangono molto biopersistenti e sono in Gruppo 2B (possibili cancerogeni).
A livello normativo europeo (Regolamento CLP) le lane minerali sono etichettate come “sospettate cancerogene” (per precauzione Categoria 2 – H351), ma con importanti deroghe. La Nota R prevede che la classificazione non si applichi a fibre di diametro medio >6 μm, poiché in questo caso sono poco inalabili. La Nota Q esonera le fibre che dimostrino bassa biopersistenza mediante specifici test (brevità della permanenza polmonare). Nella pratica, le lane minerali prodotte oggi rispettano pienamente i criteri di Nota Q e R, escludendo la pericolosità da esposizioni normali. In altre parole, se le fibre sono spesse e “solubili” come previsto, non è giustificato alcun timore di cancro.
Pericolo reale si ha solo quando fibre sottilissime (DLG-2ES <6 μm) e persistenti raggiungono i polmoni. In questo caso le FAV possono diventare respirabili, depositarsi in bronchi e alveoli e causare irritazione e infiammazione. Le manifestazioni più comuni da inalazione acuta includono irritazioni meccaniche di occhi, pelle e prime vie respiratorie. Ad es., quando si smontano pannelli vecchi si libera molta polvere (un impianto in rimozione rilascia sempre più fibre rispetto alla posa iniziale) e possono insorgere prurito, arrossamenti e tosse. Tuttavia questi sintomi sono di solito transitori e non indicativi di danno permanente. Studi e linee guida sottolineano inoltre che non esistono evidenze di sviluppo di malattie gravi (fibrosi o cancro) derivanti dalle FAV conformi agli standard.
Precauzioni operative e bonifica
In ogni caso è buona pratica minimizzare la dispersione di fibre nei lavori di posa o rimozione. Bisogna lavorare con poca polvere, utilizzando strumenti manuali (coltelli o forbici al posto di utensili meccanici), bagnando leggermente il materiale se possibile e facendo una leggera aspirazione locale. Gli operatori devono indossare DPI appropriati: abiti che coprano braccia e gambe, guanti anti-taglio, occhiali protettivi e soprattutto mascherine antipolvere P2/FFP2. Dopo il lavoro è consigliabile lavarsi bene mani e viso con acqua fredda per rimuovere eventuali fibre sulla pelle. Per la pulizia di scarti o polveri si usano aspiratori industriali o panni umidi (non spazzole asciutte). Gli occhiali vanno puliti separatamente e lavati, e gli indumenti di lavoro andrebbero cambiati o inscatolati per il lavaggio.
Le linee guida ufficiali (Dlgs 81/2008 e linee guida sanitarie) specificano procedure analoghe a quelle per l’amianto qualora le FAV risultino di classe possibile cancerogena (Cat. 2). In particolare, la bonifica di manufatti in fibra vetrosa sospetti o datati prevede l’incapsulamento dell’area di cantiere (teli a parete/pavimento in depressurizzazione) e l’uso di dispositivi di protezione elevati: guanti, tuta usa-e-getta, maschera P3 con ventilatore purificato. Si esegue rimozione “a umido” del materiale con attrezzi manuali, monitoraggio continuo dell’aria e decontaminazione finale. I rifiuti devono essere imballati ermeticamente come speciali (170603) e smaltiti secondo le norme sui rifiuti pericolosi.
In pratica, il fai-da-te nella bonifica FAV rischiosa è sconsigliato. Se si sospetta la presenza di fibre aerodisperse (ad es. in impianti datati, canalizzazioni rovinate o durante grandi ristrutturazioni), conviene rivolgersi a un laboratorio o a tecnici specializzati per analisi e bonifica. Prima di demolire o rimuovere materiali isolanti è bene far prelevare un campione per verificarne la composizione e il diametro delle fibre. In questo modo si stabilisce se il materiale va trattato come “non pericoloso” o come “possibile cancerogeno” e si definiscono le precauzioni e lo smaltimento corretto. Ricordiamo che il committente e l’installatore rischiano sanzioni se omettono tali accertamenti in caso di rimozione di FAV potenzialmente pericolose.
In sintesi: lana di vetro e lana di roccia non sono intrinsecamente cancerogene e vengono oggi prodotte per essere biosolubili. Il pericolo esiste solo quando fibre sottili e persistenti vengono inalate a livelli elevati. Perciò si devono seguire sempre le buone pratiche di cantiere (DPI, controllo polveri) e, in caso di lavori importanti o dubbio sulla natura del materiale, affidarsi a personale esperto per test e bonifica. Così si garantisce isolamento sicuro senza “fibre vetrose salute” compromesse.



