Il radon è un rischio invisibile per chi ristruttura
Il radon è un gas radioattivo naturale, inodore e incolore, che proviene dal suolo e può infiltrarsi negli edifici. Durante i lavori di ristrutturazione edilizia o cambio d’uso degli immobili, si possono alterare le condizioni di ventilazione, isolamento o contatto con il terreno, aumentando il rischio di accumulo di questo gas.
Per questo motivo, la normativa vigente (D.Lgs. 101/2020) prevede l’obbligo di valutare l’esposizione al radon in determinati casi di interventi edilizi, specialmente nei locali seminterrati o al piano terra.
Quando la misurazione del radon è obbligatoria?
Secondo la normativa italiana, la misurazione del radon è obbligatoria nei seguenti casi:
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Ristrutturazioni importanti, che modificano le strutture a contatto con il suolo o il sistema di ventilazione;
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Cambio di destinazione d’uso (es. da cantina a spazio abitabile);
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Nuove costruzioni o ampliamenti di edifici esistenti;
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Interventi su edifici destinati a uso scolastico, sanitario, ricettivo o lavorativo.
Inoltre, la valutazione del rischio radon deve essere inclusa nella documentazione tecnica, come il DVR per i luoghi di lavoro o la SCIA per l’edilizia privata.
Perché il radon è un rischio da non sottovalutare
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica il radon come agente cancerogeno di classe 1. È infatti la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo, e l’esposizione prolungata in ambienti chiusi aumenta significativamente il rischio.
Il radon tende ad accumularsi nei locali seminterrati, taverne, piani terra e ambienti scarsamente ventilati: esattamente gli spazi che spesso vengono ristrutturati per creare nuove stanze abitabili.
Come si misura il radon durante una ristrutturazione?
La misurazione avviene con dosimetri passivi, che vengono lasciati negli ambienti per almeno 90 giorni e poi analizzati in laboratorio. Se si tratta di una ristrutturazione già in corso, è possibile effettuare analisi accelerate con dispositivi elettronici attivi.
Il valore limite previsto dalla legge è di:
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300 Bq/m³ per gli edifici esistenti;
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200 Bq/m³ per le nuove costruzioni e per gli edifici dopo lavori rilevanti.
In caso di superamento, è necessario intervenire con opere di mitigazione radon.
Soluzioni per la mitigazione del radon negli edifici ristrutturati
Le principali tecniche per ridurre l’accumulo di radon includono:
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Ventilazione forzata e controllata degli ambienti a rischio;
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Depressurizzazione del vespaio o del suolo sottostante;
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Barriere anti-radon sotto i pavimenti;
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Canalizzazioni di drenaggio per deviare il gas;
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Sigillatura delle crepe e delle vie di accesso del gas dal terreno.
Tutte le soluzioni devono essere progettate da professionisti e certificate da tecnici abilitati.
Cosa prevede la legge per progettisti e committenti
Il progettista ha il compito di valutare il rischio radon in fase di progetto e proporre le misure tecniche adeguate, soprattutto nei comuni classificati a rischio.
Il committente deve:
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Richiedere una valutazione del rischio prima dell’inizio lavori;
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Affidare la misurazione a laboratori accreditati;
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Includere gli esiti nei documenti richiesti per legge (DVR, SCIA, permessi comunali).
Non adempiere a questi obblighi può comportare sanzioni e responsabilità per eventuali danni futuri.
Il supporto di Vedani nelle ristrutturazioni edilizie
Vedani è specializzata in:
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Analisi e monitoraggio radon pre e post intervento;
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Supporto a progettisti e studi tecnici nella valutazione preventiva del rischio;
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Progettazione di interventi di mitigazione personalizzati;
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Fornitura di relazioni certificate valide per documentazioni ufficiali.
Offriamo soluzioni rapide, efficaci e conformi alle normative più recenti.
Conclusioni
Ristrutturare significa dare nuova vita a un edificio, ma anche garantire salubrità e sicurezza a chi lo abiterà. Considerare il rischio radon prima dei lavori è oggi non solo un obbligo di legge, ma una buona pratica edilizia.
Affidarsi a professionisti del settore, come Vedani, è la chiave per un intervento completo e sicuro.
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