L’Italia detiene uno dei primati più drammatici d’Europa: è tra i Paesi con il maggior numero di morti legati all’esposizione all’amianto. A oltre trent’anni dalla messa al bando del materiale, i numeri parlano chiaro: la tragedia dell’amianto non è affatto finita. Anzi, nel nostro Paese ha assunto proporzioni superiori alla media europea, sia in termini di mortalità che di ritardi nella bonifica.
Oltre 7.000 morti l’anno: il record italiano
Secondo i dati diffusi da ISPRA, INAIL e l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), in Italia si registrano:
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circa 1.800 casi di mesotelioma maligno ogni anno, con un’incidenza superiore alla media UE.
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oltre 7.000 decessi l’anno riconducibili a patologie asbesto-correlate (inclusi tumori polmonari, laringei, e altre forme gravi di malattie respiratorie).
La Regione Lombardia è quella con il più alto numero assoluto di casi, seguita da Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Veneto.
Italia maglia nera in Europa: confronto con altri Paesi
Ecco un confronto tra l’Italia e alcuni tra i principali Paesi europei sul tema amianto, basato su dati di incidenza del mesotelioma, anno di messa al bando e stato delle bonifiche:
Italia
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Anno di bando: 1992
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Casi di mesotelioma all’anno: circa 1.800
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Percentuale di bonifiche completate: circa 25%
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Criticità: ritardi strutturali, fondi insufficienti, assenza di anagrafe pubblica aggiornata
Francia
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Anno di bando: 1997
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Casi di mesotelioma all’anno: circa 1.100
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Bonifiche completate: circa 60%
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Punti di forza: fondo nazionale indennizzo vittime (FIVA), monitoraggio sanitario centralizzato
Germania
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Anno di bando: 1993
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Casi di mesotelioma all’anno: circa 1.000
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Bonifiche completate: circa 70%
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Punti di forza: squadre statali per le bonifiche, mappatura aggiornata e accessibile
Regno Unito
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Anno di bando: 1999
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Casi di mesotelioma all’anno: circa 2.500
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Bonifiche completate: circa 65%
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Nota: alta incidenza dovuta all’uso massiccio negli anni ‘60-80, ma risposta pubblica efficiente
Olanda
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Anno di bando: 1993
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Casi di mesotelioma all’anno: circa 450
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Bonifiche completate: circa 90%
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Punti di forza: obbligo di rimozione entro il 2024, incentivi diretti ai cittadini e alle imprese
Belgio
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Anno di bando: 1998
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Casi di mesotelioma all’anno: circa 300
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Bonifiche completate: circa 75%
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Modello di gestione: incentivi misti pubblico-privato per accelerare la rimozione
Nota: Il Regno Unito ha numeri alti per via della forte esposizione industriale negli anni ’50-’80, ma ha investito molto nella rimozione sistematica.
Ritardi nelle bonifiche: Italia ancora indietro
L’Italia ha censito oltre 40.000 siti contaminati, ma solo il 25-30% è stato bonificato in modo completo. A peggiorare la situazione:
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Mancanza di un piano nazionale di bonifica vincolante
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Fondi regionali insufficienti e distribuiti a macchia di leopardo
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Assenza di un’anagrafe pubblica aggiornata degli edifici contaminati
Mentre Paesi come l’Olanda e la Germania hanno attuato politiche di rimozione centralizzate e finanziamenti diretti per i privati, in Italia il peso della bonifica grava spesso su cittadini e piccoli comuni.
Una strage silenziosa che colpisce ancora
Nonostante il bando risalga al 1992, l’Italia continua a registrare nuove diagnosi ogni anno. Il mesotelioma ha una latenza di 20-40 anni, il che significa che molte delle vittime attuali sono state esposte negli anni ’70-’80.
I settori più colpiti:
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Edilizia e cantieristica navale
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Ferrovie e trasporti pubblici
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Industria chimica e tessile
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Forze armate (caserme, navi militari, veicoli)
Cosa fanno gli altri Paesi che l’Italia non fa
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Olanda: ha stabilito l’obbligo di rimuovere tutto l’amianto da tetti e coperture entro il 2024, finanziando le rimozioni con incentivi statali.
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Germania: ha mappature aggiornate e accessibili online, e ha formato squadre statali per le bonifiche.
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Francia: ha istituito un fondo nazionale per le vittime dell’amianto (FIVA), con indennizzi rapidi e standardizzati.
In Italia, invece, il riconoscimento come vittima dell’amianto è spesso complesso, lento e soggetto a contenziosi, soprattutto per chi non lavorava in settori ufficialmente riconosciuti a rischio.
Conclusione: serve un piano europeo, ma soprattutto nazionale
Mentre molti Paesi hanno già tracciato un percorso verso la “fine dell’era amianto”, in Italia la questione resta aperta e sottovalutata. Serve un piano nazionale con tempi certi, finanziamenti strutturali e un sistema di sorveglianza attivo.
L’amianto non è una questione del passato. Per chi ne è stato esposto, è un’emergenza di oggi.